"Sono arrivata tardi in Senato e ho scelto quello che mi sta più a cuore: combattere l'odio. Finché avrò vita, mi batterò sempre contro l'odio, anche quello nelle parole usate tutti i giorni. Quest'odio te lo porti dietro tutta la vita, massacra te, i tuoi sentimenti e quelli della tua famiglia. Sono molto preoccupata dai linguaggi di odio sul web, nelle scuole, sui social. Da nonna prima, da cittadina e da senatrice poi, il mio compito principale è questo: combattere i discorsi di odio, perché l'ho visto sulla mia pelle come dalle parole si passa ai fatti". Lo ha detto la senatrice Liliana Segre al dibattito 'Vincere l'odio' nel corso di Unicef Generation a Piazza del Popolo a Roma. "Perché ho tenuto sempre l'amore in primo piano? Dopo anni di odio, di privazioni, essere stata imprigionata per la sola colpa di esser nata, aver visto l'uomo capace di cose terribili verso l'altro, credevo che non sarei più guarita da questa epopea dell'odio - ha aggiunto - Ma per fortuna ho incontrato l'amore, in quell'uomo che è diventato poi il padre dei miei figli". La senatrice ha poi raccontato che sua madre "è morta e non l'ho quasi conosciuta, vedevo nella figura della maestra quella figura femminile che a casa mia mancava. Quando per le leggi razziali fui espulsa dalla scuola, ero disperata, non capivo, avevo 8 anni. Mio papà chiamò la maestra per chiederle di venire a casa, e io l'aspettavo con ansia. Lei, molto seccata, entrò, aspettavo il suo abbraccio, ma aveva un'espressione così seccata. Mon mi abbracciò, fu freddissima e disse a mio padre: 'non le ho fatte mica io le leggi razziali, non è colpa mia se Liliana non può venire a scuola', e se ne andò, non la vidi mai più. Era indifferente. Spiegare l'indifferenza è difficile, perché è invisibile, indefinibile".
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Unicef