ROMA - I 28 paesi dell'area Euro mediterranea sono riusciti a difendere la loro quota nei flussi di mondiali di capitali tra il 2011 e il 2015 attraendo un totale di 771 miliardi di dollari di investimenti diretti esteri. "Le prospettive di stabilizzazione di lungo termine hanno avuto la meglio sull'incertezza politica ed economica". È questa l'analisi che emerge dal report Baromed di Ey presentato nell'ambito dello Strategic growth forum Mediterranean 'Accelerating growth in a connected Mediterrean region' che riunisce a Roma oggi e domani business leader, politici, imprenditori, aziende e istituzioni finanziarie per discutere di come liberare il potenziale dell'area mediaterranea. Tra i partecipanti il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda.
Secondo i dati dell'indagine tra il 2011 e il 2015, il numero di progetti di investimento nell'area Euro mediterranea è aumentato dello 0,5%, ma si è ridotta la dimensione media delle operazioni. Il volume di investimenti per anno è calato così del 6%. Inoltre sono cambiate le strategie di investimento delle aziende con un passaggio dai progetti di nuove attività (greenfield), che sono diminuiti del 14% in quattro anni, a fusioni e acquisizioni, aumentate del 27%.
È aumentato poi il ruolo delle imprese cinesi che, se si escludono i paesi europei, rappresentano il 10% delle fusioni e acquisizioni. E hanno conquistato un ruolo centrale gli investimenti hi tech, che sono il terzo settore dell'economia Euro mediterranea in termini di progetti greenfield e il secondo in termini di fusioni e acquisizioni.
Per il futuro, un sondaggio condotto da Ey a ottobre 2016 su 124 business leader di 24 Paesi ha evidenziato che un terzo degli intervistati prevede di investire nell'area Euro mediterranea nei prossimi tre anni.
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